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27 Ottobre 2017

Agile e Lean: l’approccio vincente all’innovazione

Era il 2001 quando Kent Beck, Robert C. Martin, Martin Fowler e altri professionisti si riunirono per stendere insieme il Manifesto per lo sviluppo agile del software, da allora conosciuto semplicemente come “Manifesto agile”.

Si tratta di un processo di sviluppo contrapposto ai tradizionali metodi a cascata che, invece, opera per iterazioni, cioè per cicli di produzione brevi a cui segue la verifica del prodotto e delle sue implementazioni.

L’obiettivo era quello di ottimizzare non tanto per risparmiare tempo e denaro, quanto per sviluppare prodotti più vicini possibile alle esigenze del mercato.

In questi ultimi anni si è fatto un gran parlare di metodo agile e non solo per lo sviluppo del software ma, in generale, per molti prodotti innovativi.

Per fare chiarezza su questo mondo abbiamo deciso di chiedere un parere a degli esperti, Paolo Pustorino e Stefano Mainardi, i due CEO di Sparkfabrik, società che si occupa, appunto, di sviluppo di progetti web based.

Allora ragazzi, facciamo chiarezza, in cosa l’agile è innovativo rispetto ai processi tradizionali di sviluppo?

Paolo: “In realtà prima di parlare di agile, che è essenzialmente un manifesto di principi di sviluppo software, si dovrebbe parlare di lean, che rappresenta il vero e proprio approccio alla produzione e sicuramente non è di niente di nuovo visto che, è stato inventato da Toyota negli anni Settanta. Sostanzialmente si tratta di un processo di lavoro complessivo, di una vera e propria mentalità finalizzata al miglioramento continuo.
Molti parlano di “fare agile” io ritengo più giusto dire “essere agili””.

Quindi prima di “essere agili” occorre implementare un approccio lean, cosa vuol dire nel concreto?

Paolo: “Innanzitutto abbracciare la consapevolezza che il futuro è incerto quindi, se vuoi fare innovazione, non puoi prendere una strada già tracciata e seguire un processo già definito ma man mano che andrai avanti a lavorare dovrai continuare a investigare sia l’outcome sia il processo stesso per vedere cosa succede, quali sono i miglioramenti da fare o le cose da modificare.”

“Bisogna essere costantemente attenti alle esigenze del mercato – aggiunge Stefano – ed essere pronti al cambiamento”.

Quali sono i passaggi fondamentali di un processo lean?

Paolo: “Innanzitutto è importante iniziare a lavorare raccogliendo i bisogni dell’utente e arrivare a verificare che il prodotto sviluppato li soddisfi e continuare a seguire le persone nell’assistenza.
La lean va implementata per tutto il percorso di service delivery, non solo in certi momenti della produzione.
Per esempio ascoltare le critiche è difficile, ma bisogna avere il coraggio di farlo perché è l’unico modo per capire cosa vogliono gli utenti. E quando si lavora così si deve mettere in conto che si butteranno via tante cose che si credevano indispensabili, ma si arriverà ad un prodotto che sarà molto più vicino all’utente finale.

“Pensiamo a Facebook o Google – interviene Stefano – che costantemente inseriscono e tolgono features ai loro prodotti, sottoponendoli alla verifica continua del mercato. Questa è l’idea di sviluppo continuo alla base della concezione lean.
Le reiterazioni – i cicli produttivi al termine dei quali si hanno nuovi prodotti o nuove caratteristiche del prodotto base – sono molto brevi perché lo scopo non è solo quello di migliorare il prodotto ma anche quello di raffinare il processo produttivo fino a renderlo perfettamente funzionale”.

“Ovviamente – conclude Paolo – quando si arriva alla definizione di processi perfettamente ottimizzati è possibile automatizzarli per godere dei benefici di un processo definito che è più rapido, economico e “certo”.
L’idea è quella del miglioramento del prodotto e della riduzione degli sprechi di produzione continui, ovviamente si tratta di processi che tendono potenzialmente a infinito e l’idea è proprio questa, considerarsi continuamente in uno stato “di crisi” in cui mettersi in discussione per continuare a perfezionarsi. Si tratta di uno stato mentale simile a quello di uno sportivo, che vinta una gara inizia ad allenarsi per quella successiva, senza considerarsi arrivato. E come per lo sport, non si impara che con la pratica e uno sforzo per uscire dalla “comfort zone” che i processi waterfall ci illudono di avere”.

Sulla base dell’approccio agile, cosa consigliereste ad una startup che si metta ora a lavoro?

Stefano: “Il primo consiglio è di avere una vision molto chiara e metterla alla prova sintetizzandola in due righe che siano in grado di spiegare anche a una madre o una nonna, così lontane da questo mondo, cosa vorremmo fare.
In secondo luogo è importante mettere insieme un team che condivida la vision e abbia competenze molto trasversali.
La comunicazione e le interazioni tra gli individui del team saranno essenziali.
Secondo l’agile manifesto le relazioni tra le persone sono più importanti degli strumenti. Per esempio nel framework Scrum, uno dei principali per quanto riguarda l’agile, non sono dettagliati gli strumenti mentre sono molto dettagliate le interazioni tra le persone”.

Paolo: “Messo insieme un team competente e disposto a condividere la vision, occorre rivolgersi agli stakeholder, sedersi ad un tavolo con loro per fare insieme una mappa delle caratteristiche più importanti che il prodotto dovrà avere per soddisfare i bisogni degli utenti. Bisogna ricordarsi sempre, infatti, che il design parte dalle persone ma, oltre ad osservarle devi avere l’arguzia di proporre soluzioni innovative che soddisfino i bisogni della clientela.”

Stefano: “Al termine di questo lavoro di indagine è importante sviluppare prima possibile un mvp e metterlo alla prova del mercato.”

Paolo: “I feedback sono vitali, che siano positivi o negativi, è importantissimo guardare gli utenti mentre utilizzano il prodotto, non fornire loro una semplice demo”.

Lean ed Agile – conclude Paolo – richiedono un cambio di approccio, un passaggio mentale per niente banale che richiedere il vivere un’esperienza. Per questo consigliamo di fruire di agile coaching piuttosto che leggere tonnellate di libri. Costa ma è il vero game changer”.

Persone in grado di creare relazioni di valore tra loro, monitoraggio continuo del mercato, ascolto degli utenti, adattabilità al cambiamento sembrano essere quindi gli ingredienti fondamentali per una startup che voglia fare innovazione.

Categoria: Resources
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