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6 Maggio 2015

Indagine Osservatorio GeCo PoliMi: i 10 sprechi più frequenti nei processi d’innovazione aziendale

La globalizzazione dei mercati impone alle aziende italiane di mettersi al passo, e di farlo in maniera efficiente. Ciò significa gestire al meglio i processi di innovazione, sviluppo e progettazione. Gli ostacoli non sono pochi.
Nella graduatoria degli sprechi più comuni, le modifiche dovute a cambiamenti di priorità conquistato il primo posto; al secondo, la mancanza di attività che consentano ai neoassunti di allinearsi; al terzo, l’aver creato progetti su dati che si sono rivelati non corretti o incompleti. L’inefficienza ritenuta più inevitabile è proprio la scoperta dei dati errati, mentre quello cui è più facile porre rimedio, secondo le aziende, è l’assenza di firme e autorizzazioni. Quattro modelli di innovazione possono però venire in aiuto per fronteggiare i problemi.
Dall’indagine dell’Osservatorio GeCo (Gestione dei Processi Collaborativi di Progettazione) della School of Management del Politecnico di Milano vien fuori che: “Il 91% delle realtà intervistate riscontra spesso o talvolta una perdita di tempo nelle modifiche ai progetti dovute ai cambiamenti nelle priorità, l’83% riscontrano assenza di strumenti per far recuperare la conoscenza pregressa ai nuovi assunti e il 78% si ritrova a dover rifare i progetti dopo aver riscontrato inesattezze nei dati di partenza” afferma Monica Rossi, Responsabile della Ricerca. “Le conseguenze? Per il 95% delle imprese intervistate sono le troppe e continue richieste di modifica, per l’88% il sovraccarico dei progettisti e per il 72% lo sforamento dei costi dei progetti”.
La ricerca ha preso in analisi un campione rappresentativo del panorama industriale italiano, costituito da circa 400 imprese di 4 macro-settori industriali: Meccanica, Componentistica e Impiantistica, Elettrica ed Elettrodomestici, Elettronica e Telecomunicazioni, Altri settori come Chimica, Alimentare, Tessile e Moda.
Scorrendo la classifica, troviamo appena fuori dal podio lo spreco del tempo passato a inserire informazioni del progetto in più sistemi informativi, transcodificando manualmente dati e codici: è stato riscontrato dal 72% delle aziende. Chiude la top 5, con un riscontro del 70% tra gli intervistati, lo spreco di risorse derivante dalla sovra-progettazione di prodotto, con conseguente crescita dei costi di sviluppo.
E mentre il 67% delle aziende si ritrova spesso o talvolta ad aver immesso nel mercato prodotti difettosi che necessitano di ulteriori interventi di riparazione, il 59% riscontra due diversi sprechi: la realizzazione di progetti che non arrivano sul mercato e la necessità di rifare progetti già sviluppati, ma dei quali non è stata recuperata la conoscenza pregressa.
Chiudono la top 10, lo spreco di conoscenza legato all’avere progettato, nel prodotto, funzionalità non richieste dal mercato (riscontrato dal 55% delle aziende) e lo spreco di tempo derivante dalla mancanza di firme o autorizzazione dei responsabili che fanno “da tappo” (rilevato dal 46% delle realtà esaminate).
Tra i modelli che potrebbero aiutare le aziende a ridurre gli sprechi, GeCo ha identificato 4 modelli di innovazione già avviati dalle realtà analizzate e a cui ogni azienda può ispirarsi.
“Il modello di progettazione orientata al cliente consente di essere competitivi nei costi e nelle tempistiche e maggiormente orientati alla customizzazione, con tempestività, puntualità e qualità al di sopra dei propri competitor” afferma Monica Rossi. “Un secondo modello emerso è quello basato su un approccio formale e pianificato alla creazione, con rilevazioni di performance e un aggiornamento costante scritto dei progetti: consente risparmi di costi e tempi e una flessibilità nei progetti, permettendo di avvantaggiarsi sui competitor dal punto di visto dell’innovatività”.
Aggiunge Sergio Terzi: “Il modello basato sulla progettazione collaborativa, ovvero sull’esplorazione simultanea di diverse alternative progettuali, permette di essere competitivi in flessibilità e costi e di essere superiori ai diretti competitor soprattutto nella tempestività e nella puntualità oltre che nella qualità. Infine, il modello dell’innovazione sostenibile, basato sulla sostenibilità e l’innovazione dei prodotti attraverso l’attenzione alla logistica e alla seconda parte del ciclo di vita del prodotto, permette di essere competitivi nella differenziazione dei prodotti, ottenendo un vantaggio sui competitor per quanto concerne la qualità e la varietà dei prodotti stessi.”
Concluce Monica Rossi: “Abbiamo così voluto offrire alle aziende una variegata visione dei modelli adottabili. Ogni impresa è così nella potenziale condizione di creare la propria ricetta di innovazione, combinando ingredienti comuni in modo originale.”

Categoria: Notizie
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