Smart working, il lavoro diventa agile
Lo smart working ha finalmente una normativa propria. Con il via libera del Senato che ha approvato il testo definitivo del disegno di legge sul lavoro agile, da maggio 2017 anche in Italia esiste una legge ad hoc. Vediamo come funziona.
Sebbene si tratti di un’espressione abbastanza attuale, lo smart working è una realtà presente nel nostro paese già da diversi anni. Il boom risale agli anni 2000, grazie alla diffusione di internet e delle reti wifi, che hanno permesso di scollegare la produttività del lavoratore dal luogo in cui viene svolta. Non è importante il cartellino, il dresscode, le 8 ore standard o la presenza fisica in ufficio; conta ciò che si fa.
I numeri
Secondo l’osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano sono circa 250mila i lavoratori italiani che possono scegliere come e con quali strumenti lavorare, quindi il 7% del totale dei lavoratori dipendenti, il 40% in più del 2013. Sono soprattutto le aziende grandi a prediligere questa forma di lavoro, più caute invece le Pmi, che restano ferme al 5%. Grazie alla nuova normativa anche le pubbliche amministrazioni potranno avvalersi del lavoro agile.
Il lavoratore smart tipo
Nella maggior parte dei casi (il 69%) si tratta di un uomo, con un’età media di 40 anni, residente al Nord. Il numero è destinato a crescere, così come il fenomeno stesso dello smart working è destinato a cambiare radicalmente l’organizzazione aziendale tradizionale, così come l’abbiamo conosciuta fino a qualche anno fa.
Tutele e stipendio nello smart working
Con la nuova legge, per i lavoratori che scelgono lo smart working il trattamento economico non cambia e anche la copertura assicurativa resta la stessa. Non si tratta infatti di una nuova modalità contrattuale, ma di un’esecuzione diversa del rapporto di lavoro, che viene formalizzato tramite un accordo scritto tra le parti. Il rapporto, a tempo determinato o indeterminato, può essere recesso unilateralmente. Come sottolinea l’osservatorio milanese, la normativa italiana presenta addirittura dei plus rispetto ad altre “sorelle” europee, perché tende a valorizzare il legame tra lavoratore e azienda. Per quanto riguarda le tutele in materia di salute e sicurezza, l’accordo lavorativo prevede delle ore di disconnessione, per evitare il pericolo del lavoro h24 e tutelare il diritto al riposo.
Coworking
Il risvolto sociale dello smart working è il coworking: spazi condivisi dove ognuno può affittare una propria postazione. Si passa del tempo insieme ad altri professionisti e si condividono tempo, idee, parole. A oggi in Italia il numero stimato di coworking è di circa 300: 93 in Lombardia, 30 in Veneto ed Emilia Romagna, 20 in Piemonte. La città italiana che ne conta di più è Milano, con ben 60 spazi. Per quanto riguarda i prezzi, una scrivania con inclusi servizi e spazi ricreativi costa in media tra i 25 euro al giorno ai 300 euro al mese.